LA COMUNICAZIONE INTERNA

Lo psicologo P. Watalawich ha così posto il tema della comunicazione:
"C’è una proprietà del comportamento che difficilmente potrebbe essere più fondamentale e proprio perché è troppo ovvia viene spesso trascurata: il comportamento non ha un suo opposto. In altre parole non esiste qualcosa che sia "non comportamento" o per dirla più semplicemente non è possibile non avere un comportamento.

Ora, se si accetta che l’intero comportamento, in un a situazione di interazione (tra persone, esseri viventi ecc…) ha valore di messaggio, vale a dire è comunicazione, ne consegue che comunque ci si sforzi, non si può non comunicare. L’attività o l’inattività, le parole o il silenzio, hanno tutti valore di messaggio: influenzano gli altri e gli altri, a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni, e in tal modo comunicano anche loro. Per i dirigenti questo significa che non possono non porsi un problema di comunicazione con i loro collaboratori. Anche per essi, ignorare questo argomento significherebbe semplicemente fare della cattiva comunicazione con effetti imprevedibili e per loro più non rispondenti alle intenzioni. Anche i dirigenti devono quindi possedere quel minimo di conoscenza in materia, necessario a consentire loro di evitare gli errori più macroscopici, e possibilmente ottenere, al contrario, la realizzazione di una comunicazione efficace, motivante, esattamente rispondente alle finalità che l’emittente si propone di ottenere. In sintesi: non si può non comunicare.

Considerando la sempre crescente (si veda saggio precedente) necessità di "comunicare" all’interno delle imprese di "far sapere" per "far condividere", per "coinvolgere" si può affermare che il tema della comunicazione interna a qualsiasi tipo di struttura è oggi decisivo. A maggior ragione se non è possibile non comunicare! Anzi, il non progettare razionalmente la comunicazione significa far percepire, dai comportamenti, dalla casualità dei rapporti interpersonali, verbali e non "messaggi" contrastanti, mancanza di stile e di idee chiare.

Oggi quindi per le imprese diventa essenziale:

formulare strategie di comunicazione interna;
definire gli obiettivi;
programmare il molteplice complesso di attività finalizzate alla comunicazione.

Le organizzazioni e la comunicazione

L’imprenditore "deve" comunicare con i propri collaboratori e possibilmente generare in loro la "motivazione" rispondente alle finalità dell’impresa, della sua efficienza, del suo sviluppo.

Scopo della comunicazione

Taluni messaggio hanno lo scopo prevalente di fornire informazioni sull’organizzazione aziendale, i sui prodotti/servizi, le sue attività; altri sono finalizzati prevalentemente all’ottenimento di comportamenti conformi alla "cultura aziendale" altri ancora sono finalizzati a fornire ai collaboratori l’immagine dell’organizzazione aziendale (moderna, democratica, efficiente, amichevole, protettivo, forte...).

Le imprese inoltre sono la controparte in quella particolare situazione di interazione (scambio di messaggi) che è la negoziazione. In ogni caso, una volta selezionati e decisi gli obiettivi della comunicazione, il problema principale consiste nell’assicurare la congruenza tra i messaggi emersi, affinché si rafforzino a vicenda, per trasmettere ai membri dell’organizzazione quel senso di prevedibilità e di sicurezza che costituisce un elemento importante per generare atteggiamenti favorevoli all’instaurazione di un clima organizzativo proficuo. La comunicazione è comunque opportuno che corra anche tra i collaboratori e i dirigenti (imprenditori).

Questo tipo di comunicazione non può essere governata nell’impresa, bensì stimolata, incentivata; alcuni esempi:

in una società di progettazione è decisivo raccogliere le opinioni dei collaboratori, far circolare soluzioni innovative (benché parziali) i dubbi, le difficoltà incontrate. Si può rendere "istituzionale" tale tipo di comunicazione con riunioni, lavori di gruppo…ma è anche importante creare un clima di "comunicazione informale" dove tutti si sentono incentivati a parlare con i colleghi e con i "capi" di aspetti tecnici anche in momenti non previsti;
molti disagi dei collaboratori derivano dal dover compiere operazioni, funzioni…, che ritengono poco razionali, che potrebbero essere svolte in modo diverso. In tal caso è opportuno che l’azienda crei la sensazione di "ascolto" rispetto a proposte di cambiamento, di aggiustamento…che provengono dai collaboratori

Inoltre, pettegolezzi, giudizi su persone o gruppi responsabili su eventi o decisioni dell’azienda sono fonti di informazione importanti per la direzione, che deve essere quanto meno cosciente dell’esistenza di questi fenomeni.